Nei giorni scorsi ha suscitato particolare scalpore la notizia di una legge approvata dal Partito dei Lavoratori in Corea del Nord che punisce l’uso del linguaggio, acconciature e abbigliamento non nazionali. Lo riferisce la BBC, secondo la quale ad essere vietati, tra le altre cose, vi sarebbero l’utilizzo di jeans, la visione di film (soprattutto dalla Corea del Sud) e modi di parlare stranieri.
Qual è il contenuto della legge?
In realtà è stata la Daily Nk, una pubblicazione online con sede a Seoul, a ottenere per prima una copia delle legge. Il capo redattore Lee Sang Yong la descrive così in un’intervista alla BBC: “Riporta che se un lavoratore viene accusato, anche il datore di lavoro può essere punito, e se un bambino è problematico, anche i suoi genitori ne subiranno le conseguenze. Il sistema di monitoraggio incoraggiato dal regime nord-coreano si riflette ancor più aggressivamente in questa legge”. Sebbene non appaia esattamente chiaro come la legge sia organizzata, l’introduzione sembra focalizzarsi sulle restrizioni riguardanti le trasmissioni radio straniere. Questo suggerirebbe che le autorità siano particolarmente sensibili all’argomento, vista la capacità di questo strumento di raggiungere un gran numero di persone all’interno del paese.
Di seguito, la legge vieta la visione di “video stranieri”, riferendosi nello specifico ai contenuti creati in Corea del Sud, in risposta al crescente entusiasmo con il quale sono stati accolti recentemente alcuni programmi televisivi e film di tale provenienza. La soppressione della religione trova un seguito nel divieto di possesso e lettura della Bibbia così come di “letture impure”, a costo di subire un processo pubblico e “conseguenze legali” non meglio precisate. Un’ulteriore preoccupazione risiede nel rischio -certezza- che i processi pubblici possano aumentare di frequenza in seguito alla revisione del codice penale. Infatti la Daily Nk pone una riflessione sul fatto che il codice passerà con delle modifiche richieste proprio in virtù della nuova legge, un presidio dell’Assemblea Suprema del Popolo alla fine di Gennaio.
L’inizio della repressione
Ben lungi dall’esser “cosa nuova”, forme di repressione di questo tipo hanno già avuto luogo nei recenti mesi in Corea del Nord, quando le autorità iniziarono ad arrestare persone coinvolte negli atti incriminati, arrivando anche ad enfatizzare l’importanza del “riportare i comportamenti illegali” da parte dei cittadini ordinari. Recentemente è stata persino stilata un’intera lista di azioni che meriterebbero di essere riportate, incluso il possesso segreto o la distribuzione di materiale straniero, evolutasi poi nella legge attuale.
La forza e la pericolosità di quest’ultima erano state già spudoratamente svelate in aprile, con l’esecuzione di un uomo residente a Wonsan per aver venduto CDs e USBs contenenti film, spettacoli e video musicali dalla Corea del Sud. Un informatore interno della Daily Nk ha spiegato che l’uomo era stato catturato dalla figlia del leader della sua inminban (unità cittadina), dopo esser stato scoperto a vendere il materiale incriminato. L’orrore culmina nella giornata del 25 aprile, quando l’uomo ha subìto, approssimativamente 45 giorni dopo il suo arresto, l’esecuzione pubblica tramite fucilazione di fronte all’impressionante folla di cinquemila persone. Sembra inconcepibile anche solo pensarlo, mentre qui da noi folle di quel tipo si riuniscono per guardare gli Europei di calcio.
Neppure i minori sono esentati dalla violenza di questa legge. Anzi, alcune risorse nordcoreane hanno annunciato che è proprio questa la fascia alla quale è maggiormente rivolta, ritenendola più suscettibile ad essere influenzata dalle culture straniere. A dimostrazione di ciò, viene a galla il caso di sei ragazzi arrestati a Nampo e puniti con sentenze di carcerazione con l’accusa di aver “guardato oltre 120 drama (serial televisivi sudcoreani) e averli passati ai compagni di classe”. Sconvolgente l’età dei giovani -due ragazzi al terzo anno di liceo e quattro ragazze al secondo- che purtroppo non è valsa a evitargli cinque anni in un “campo di rieducazione”.
Qual è il suo obiettivo?
Sono poche le parole più esemplificative di un concetto che purtroppo semplice non è: soppressione, repressione, isolamento. In un clima di già gelido orrore, sono intervenute le ansie del governo, preoccupato dall’influsso della cultura e soprattutto delle informazioni estere.
Ma come si può vivere e avere un’idea del mondo che c’è al di fuori finché ci si trova isolati e barricati in una stanza chiusa e buia? Si può provare a scavare nel muro, dolorosamente, con le proprie mani, per creare una finestra e sporgersi al di fuori; ed è proprio questa finestra che gli autocrati, di qualsiasi paese, di qualsiasi tempo, tentano con la forza di tenere chiusa.
Eppure, nonostante la dura retorica, le repressioni e le punizioni, i media stranieri continuano a far breccia nell’oscurità della Corea del Nord, i cui cittadini continuano a far uso di materiale vietato tutti i giorni.
Il fatto che il governo abbia sentito l’esigenza di imporre una legge così di recente è tragico; ma pone l’accento su una tendenza alla ribellione culturale crescente. Secondo un sondaggio del 2019 condotto dalla Unification Media Group, il 91% dei corrispondenti hanno riferito d’aver usufruito di materiale sudcoreano e di altri paesi, pur risiedendo ancora nella Corea del Nord. Questo nonostante il 75% di quest’ultimi fosse per giunta venuto a contatto con persone punite per aver intrattenuto lo stesso comportamento.
Quali sono stati i suoi effetti?
Facendo un bilancio approssimativo, possiamo supporre che il governo continuerà la sua bramosa quanto ingiustificabile ricerca di eliminare i comportamenti “ribelli”, incrementando le repressioni e rafforzando le punizioni. Ma difficilmente riuscirà a fermare un processo così impetuoso come quello azionato dalle idee.
C’è piuttosto da immaginare che maggiori saranno le violenze, maggiori sembreranno le differenze tra le due Coree. Questa che potremmo definire una nuova Salem, una caccia alle streghe, ai nemici del “socialismo”, sta finalmente rivelando i suoi terribili segreti. E chissà, forse sarà proprio la nuova legge la goccia che farà traboccare il vaso e aprirà la finestra su altri governi migliori: fatti di rispetto delle libertà individuali, libertà di espressione e di crescita personale.