Origini e sviluppo del Debito Pubblico italiano – Parte 1

Origini e sviluppo del Debito Pubblico italiano – Parte 1

Il dibattito legato al debito pubblico italiano è tornato di forte attualità in questo ultimo periodo, complice l’emergenza Covid-19 che ha impattato in modo straordinario sulle finanze dello Stato.
In questo primo articolo quindi chiariamo cos’è il debito pubblico e analizziamo la sua evoluzione partendo dai primi decenni di vita dell’Italia Unita.

Che cos’è il Debito Pubblico?

Con l’espressione “Debito Pubblico” si intende l’ammontare di debiti che uno Stato ha nei confronti di altri soggetti (imprese, Stati esteri, famiglie, banche) ed è considerato un elemento importante per capire lo stato di salute finanziaria di un Paese.
Il valore del debito è dato tecnicamente dalla somma degli avanzi e dei disavanzi (o deficit) pubblici registrati nel corso del tempo. Per avanzo e disavanzo si intende la differenza, rispettivamente positiva e negativa, tra le entrate e le spese complessive di uno Stato.

Per comprendere meglio le dinamiche che portano alla creazione del debito bisogna considerare che l’Italia, come una vera e propria azienda, ha bisogno di finanziamenti per affrontare le innumerevoli spese. Solitamente, per reperire tali capitali, emette “titoli di Stato”, ovvero obbligazioni offerte sul mercato dal governo nazionale (in Italia dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Chi acquista tali obbligazioni concede un prestito in cambio del diritto di restituzione del denaro offerto, maggiorato di un certo ammontare di interessi, entro una data stabilita.

La spesa totale per gli interessi corrisposti ai possessori delle obbligazioni si definisce “servizio del debito”. La quantità cambia in base al variare del rendimento dei titoli di Stato, mentre il rendimento è direttamente collegato alla rischiosità che gli investitori attribuiscono al Paese emittente il titolo. Ad una nazione percepita come più rischiosa si richiedono interessi più alti, viceversa per una nazione ritenuta più solida.

Certificato nominativo per l’annua rendita di 65 Lire. Firenze 6 maggio 1873.
Certificato nominativo per l’annua rendita di 65 Lire. Firenze 6 maggio 1873.

Il rapporto Debito/PIL

Il rapporto che c’è tra il debito di un Paese e il suo Prodotto Interno Lordo (cioè il valore dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato determinato arco di tempo) è considerato il principale indicatore a cui guardare per analizzare le condizioni di un sistema economico.

Perché si sceglie di rapportare il debito pubblico al PIL?
La risposta è abbastanza semplice: per misurare la capacità che ha una nazione di ripagare il proprio debito. Se il debito pubblico aumenta, ma non cresce anche il PIL, sarà difficile riuscire a recuperare, i due fattori dovrebbero quindi andare di pari passo.

Secondo il Trattato di Maastricht, gli Stati dell’Unione monetaria europea devono mantenere tale rapporto entro il limite del 60%. Ciò vuol dire che non si può sforare questo rapporto e che nel caso in cui non si rispettino gli accordi presi devono essere date adeguate motivazioni. I bilanci dello Stato, inoltre, devono essere approvati e chi non rispetta le prescrizioni, può essere soggetto a sanzioni. Diversi Stati e molti economisti, tuttavia, hanno criticato l’arbitrarietà di questi parametri, ritenuti privi di fondamento scientifico, ed hanno invitato le istituzioni europee a considerare altri approcci.

Il debito pubblico durante il Regno d’Italia

Il primo boom del debito italiano avviene nel 1897, con la crisi economica di fine Ottocento, quando raggiunge il 117% del PIL. Solo con il florido periodo giolittiano tale rapporto torna a scendere a quota 70% (nonostante le spese legate alla guerra di Libia).

La successiva crescita del debito pubblico si verifica a causa del primo conflitto mondiale, il rapporto debito-PIL infatti sale al 99% nel 1918. Ma è durante il periodo tra il 1919 e il 1920, definito il “biennio rosso”, che il rapporto debito- PIL italiano raggiunge il massimo storico al 160%. In quegli anni, infatti, l’economia italiana si trova in una situazione di crisi iniziata già durante la guerra, il reddito nazionale netto era sceso drasticamente ed il tenore di vita delle classi popolari era nettamente peggiorato.

Nel grave contesto postbellico italiano riuscire a ridurre il debito pubblico è un’impresa tutt’altro che facile. Un’ondata di scioperi si estende su tutta la penisola, la bilancia dei pagamenti è in forte deficit, la lira ha perso molto valore e una forte inflazione ha diminuito i salari reali. Quattro anni dopo, il debito è ancora al 142% e solo con la sistemazione, o la cancellazione di fatto, dei debiti di guerra, oltre che con una rilevante caduta del debito interno, la seconda crisi di finanza pubblica viene superata.

Rapporto Debito/PIL dalla nascita del Regno d'Italia al 1928
Rapporto Debito/PIL dalla nascita del Regno d’Italia al 1928

Nel prossimo articolo analizzeremo l’evoluzione del debito italiano a partire dalla Seconda Guerra Mondiale e l’origine della grande mole di debito che zavorra ancora il nostro Paese, cercando di dare qualche spunto sui possibili scenari futuri e su come ridurlo.

Per leggere la seconda parte clicca qui

Pubblicato da Roberto Di Veroli

Nato nel 1996, due passioni lo accompagnano: l’AS Roma e i mercati finanziari. Studente di Finanza, da un lato affronta la vita come un’equazione, niente lasciato al caso, dall’altro ama il rischio e la volatilità delle borse. Come Albert Einstein reputa l’interesse composto l’ottava meraviglia del mondo.

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