Il 26 Aprile sono stati riaperti al pubblico cinema, teatri, sale concerto e live club. Sia chiaro, solo in zona gialla, ma è pur sempre un passo in avanti. L’ultima riunione del consiglio dei ministri ha acconsentito per una capienza-limite del 50%, per un’affluenza massima di 500 persone al chiuso e di 1000 persone all’aperto. Tuttavia, il provvedimento non sembra essere stato una formalità, nonostante fosse subito chiaro che in sala non si verificassero focolai di alcun tipo. A supportare l’idea, c’erano vari dati e, ad oggi, ci sono vari studi, uno su tutti quello di Oxford, che sancisce la quasi totale inutilità della chiusura delle sale: infatti, la loro inattività sembra ridurre l’indice Rt del solo 3%. E curioso allo stesso modo è che la discussione politica verta necessariamente sull’argomento scuole, quando queste rappresentano un altro infimo fattore di decrescita (7%). Insomma, come non riflettere davanti all’ennesima prova di mal governo? Ora l’importante è aver avuto il via libera da Palazzo Chigi, anche se la situazione è ormai critica.
Prevenire è meglio che curare
Nella seconda Liberazione di Aprile (sì, dopo quella del 25, la prima tutta made in Italy in cui gli italiani hanno sciolto le proprie briglie), hanno aperto solo 120 strutture (su 1400 circa). La precarietà della situazione non aiuta, certo, ma pianificare non aiuterebbe a sciogliere i dubbi del presente? È forse troppo difficile seguire gli altri modelli e le loro linee guida più accurate? Ad esempio il governo inglese, malgrado non abbia ancora steso il tappeto rosso, ha già definito tutto, cosicché gli esercenti possano già noleggiare le pellicole e decidere di proiettarle in periodi ben precisi, dando una parvenza di normalità a una situazione straordinaria. Le produzioni stesse non devono affidarsi ai servizi streaming per vedere le proprie opere distribuite.

Il riflesso della politica
Ritornando invece nel nostro pianeta, nel pianeta Italia, dove giochiamo alla trasposizione politica del gioco più amato dai bambini masochisti, l’“Allegro Chirurgo”, scopriamo che i multisala non sono riaperti, e che i cinema minori lo sono a rilento, viste le enormi difficoltà, un po’ reali un po’ autoinflitte. Non che siamo l’unico paese ad aver adottato delle misure psicologiche più che scientifiche (e ne è un chiaro esempio il “coprifuoco”, così chiamato per evocare uno scenario di guerra), ma sicuramente siamo tra i pochi a contribuire alla precarietà di determinati provvedimenti con un’instabilità centenaria. Note dolenti a parte, ora ci è permesso di riandare in sala, di riassaporare sprazzi di normalità, perché privarcene?
La situazione in sala
Stando alle ultime dichiarazioni del presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema del Lazio, nel 2020 il fatturato è calato del 97%: il panorama non è sereno agli occhi di un estraneo: solo 4 sale aperte in tutta Roma. Complice l’andamento generale, sono stati strappati pochissimi biglietti; eppure, abbiamo film di qualità, sebbene siano pochi. Iniziando da “Nomadland”, la storia di una donna che dopo aver perso casa, decide di attraversare gli Stati Uniti a bordo di un furgone. Passando per “Minari”, il dramma di una famiglia coreano-americana trasferitasi al bordo occidentale, Arkansas, dove sperano che si possano avverare i loro sogni. Concludendo con “In The Mood for Love”, la tragedia sentimentale che nel lontano 2000 conquistò Tarantino, la giuria di Cannes e l’intero Occidente. E citando solo i “Predatori”,“Nuevo Orden”,“Bad Luck Banging or Loony Porn”,“Mank”, gli altri pochissimi film a nostra disposizione si dimostrano all’altezza.
“Un film è la vita a cui sono stati tagliate le parti noiose.”
Alfred Hitchcock, regista (1899-1980)
Ritrovare l’entusiasmo
Intanto, da Giovedì 29 Aprile sono riaperti molte altre strutture e lo stesso presidente pensa di ritornare a pieno regime entro il 20 Maggio. Tuttavia, forse quello che ci manca è proprio l’entusiamo, la voglia di ritornare e per tale motivo molti cinema hanno intrapreso diverse iniziative simboliche: dall’apertura mattutina tutta esaurita del Beltrade a Milano, con la riproiezione di “Caro Diario”, alla presentazione di Nanni Moretti al Sacher di Roma, terminando con la serata degli Oscar in diretta al cinema della Compagnia, a Firenze. “Per evitare che la riapertura avvenga ancora una volta in sordina, senza slancio, quasi nella rassegnazione all’assenza del pubblico” dice Gianni Canova, famosissimo critico cinematografico. Senza dubbio, bisogna sperare in futuro migliore, riservandolo in primis agli spettatori e ai cittadini.