I bot che abbracciano la propaganda: quando la popolarità si compra

I bot che abbracciano la propaganda: quando la popolarità si compra

Informazione, informazione, informazione. Siamo in un’era dove non possiamo fare a meno di ricevere costantemente informazioni. Così come l’avvento del giornale; così come l’approdo della televisione nelle case di ognuno di noi; ecco che arriva il computer e, infine, lo smartphone. Qualcosa di sempre più personale, sempre più adatto a tenerci perennemente in contatto, raggiungibili da chiunque.
Tutto ciò si tramuta in una necessità di notizie e aggiornamenti decisamente più frequenti: sia perché ora un’informazione è in grado di viaggiare in una frazione di tempo, sia perché il tutto dura pochissimo. La risonanza è effimera, l’interesse è fugace.

Come si alimenta una fabbrica di notizie del genere? Tramite notifiche, tramite differenti fonti giornalistiche, tramite l’automazione. Quest’ultimo è un principio particolarmente importante, perché dove non arriva l’uomo arriva la macchina: più precisa, più affidabile e, soprattutto, più rapida. Ma per cosa sfruttarla?

La fonte primaria per le notizie non è più la televisione, nemmeno internet nella sua vera essenza, ma i social network. Lo sono Facebook, Instagram e Twitter perché è lì che risiede l’immediatezza, il commento, l’opinione. Riescono a dare di più, a far sentire l’individuo al centro del sistema, non soltanto un soggetto esterno. Questo è il punto di partenza, il soggetto.

Bot: assistenti automatici…

Tuttavia, se il ragionamento del “soggetto” è applicato ad una macchina, possibilmente preimpostata, che si occupa della propaganda per qualcuno o qualcosa, questa prende il nome di “bot“; da “robot”.

Negli ultimi sei anni, la parola “bot” – riferita a profili automatizzati sui social network – ha ottenuto sempre più spazio nella cronaca, specie in quella politica. E il suo uso è stato assimilato dall’opinione pubblica, inevitabilmente, con una forte connotazione negativa. Nonostante ciò, i bot sono utilizzati in buona parte anche come assistenti, come sistemi automatici per il riconoscimento e la creazione di qualcosa, e riescono ad essere sfruttati per una comunicazione “benevola“; ma l’idea che l’opinione di un qualcosa d’inanimato ottenga lo stesso risalto, o più, di una persona in carne e ossa, stenta ad essere concepibile.

…o problema?

I bot, sempre più sofisticati e più difficili da distinguere dalle persone reali, vengono spesso usati per manipolare i dibattiti e per diffondere notizie false; ma non sempre l’idea che ci siamo fatti combacia con quella reale. I “bot” sono profili totalmente automatizzati, differenti da quelli utilizzati da persone che nascondono la loro identità.
La possibilità di creare un’opinione collettiva senza la presenza reale di persone sembra fantasia, ma sui social non lo è. Grazie ai bot è stato dimostrato come si possa, senza troppa difficoltà, creare un vero e proprio pubblico, portare visualizzazioni incredibili a pagine social che nessuno aveva prima d’allora considerato, e allo stesso tempo creare la possibilità di spostare interi equilibri di mercato. Tutto ciò spendendo veramente poco.

Inutile dire come questo metodo sostenga principalmente le campagne di alcune personalità del mondo della politica; capaci così di generare sempre grandi attenzioni sui propri post, video e immagini, ottenendo un seguito sempre maggiore, in grado di cavalcare l’onda delle tendenze giorno dopo giorno. Un sistema già ampiamente rodato, sfruttato da agenzie governative di propaganda di Stato, come in Arabia Saudita o in Cina, dove per mantenere sempre l’appoggio della maggioranza, si cerca in ogni modo di far apprezzare l’operato di regimi totalitari. Un esempio è rappresentato dall’Arabia Saudita, quando ha tentato una massiccia campagna di disinformazione contro Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ma soprattutto proprietario del Washington Post: il tutto per via della presenza nel suo giornale di diversi articoli riguardanti l’omicidio Khashoggi, le cui prove sembrano convergere sul Principe saudita Mohammad bin Salman come mandante.

 

“La grande propaganda”

Anche riguardo l’argomento “cambiamento climatico” vi è una incredibile attività di bot, soprattutto relativa al riscaldamento globale e alla crisi climatica; spesso con una narrazione distorta e falsa, per diffondere una sorta di negazionismo climatico. Nello specifico, l’analisi della Brown University ha rilevato come milioni di commenti, risalenti al periodo in cui Donald Trump annunciò che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall’accordo sul clima di Parigi, si siano riversati sugli account social dell’ex Presidente degli Stati Uniti, per appoggiarne la scelta.
Questo nel tentativo di creare l’ombra del “se ne parlano in tanti, allora sarà vero”, determinando così la possibilità di smuovere intere masse soltanto attraverso un cervello di un software; programmato appositamente per dare risalto a qualcosa altrimenti privo di considerazione.

Ad oggi il mercato della propaganda di massa tramite internet è costantemente in crescita: lo rilevano i trend, gli utilizzi e la grande quantità di profili che hanno come unico scopo il dare sostegno a determinati personaggi. Facebook e Twitter annunciano frequentemente di aver individuato e rimosso operazioni di propaganda all’interno delle rispettive piattaforme. Ma sebbene l’attenzione da parte dei social network sia aumentata, è sempre più difficile identificare con sicurezza un profilo automatizzato.

L’idea alla base deve rimanere che i bot non sono il problema; sono solo la punta dell’iceberg di un intero sistema che si nutre giorno dopo giorno di informazioni. Il problema è certamente l’intento propagandistico e, soprattutto, la capacità di influenzare. La propaganda ha sempre considerato la stampa come possibilità per allargare il consenso, ma per quanto tempo si potrà ancora modellare a proprio piacimento il dibattito pubblico?

Pubblicato da Gabriele Rapisarda

Classe 2001, studio alla facoltà di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Roma Tre. Da sempre appassionato di geopolitica e attualità, soprattutto quella del Medio Oriente e dell'Africa. Sogno di poter visitare i Paesi che studio e nel frattempo leggo tutto quello che trovo a riguardo, che magari torna utile.

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