Un uomo viene ucciso a colpi di arma da fuoco da un agente della polizia. La goccia che fa traboccare il vaso, in questo caso, lo fa straripare senza precedenti, causando l’inizio di una serie di proteste contro la violenza e l’abuso di potere da parte della polizia.
Non stiamo parlando degli Stati Uniti, della morte di George Floyd, l’uomo nero asfissiato dai poliziotti a Minneapolis lo scorso maggio. Bensì degli eventi che stanno travolgendo la Nigeria da circa due settimane.
Cuore pulsante della crisi nigeriana è la SARS (Special Anti Robbery Squad), una particolare sezione delle forze dell’ordine nigeriane che fu creata nel 1992 al fine di intervenire in caso di rapine a mano armata e altre attività criminali gravi. Tuttavia, fin dalla sua creazione, la SARS è stata fonte di controversie relative alla legittimità dei propri atti: Amnesty International ha segnalato 82 casi fra estorsioni, torture e abusi nel solo periodo compreso tra gennaio 2017 e maggio 2020. Il gruppo più colpito è quello compreso fra i 18 e i 35 anni, per lo più proveniente dalle fasce più povere della popolazione.
Non solo: gli agenti della SARS hanno la fama di essere conservatori violenti, i quali si scagliano soprattutto contro i giovani che sempre di più adottano costumi occidentali.
La già palpabile tensione ha raggiunto l’apice lo scorso 3 ottobre, quando sono diventati virali dei video in cui un uomo veniva freddato impunemente da due agenti della SARS a Ughelli, nel sud del Paese.
La protesta nigeriana, che ha forme moderne ed è fatta di iniziative organizzate sui social, affonda nel coraggio di nome Rinu Oduala. Lei, per prima, ha lanciato il suo personale messaggio in bottiglia in un mare digitale, chiedendo alle persone sul web di trascorrere la notte davanti alla sede del Parlamento, a Lagos.
La SARS è già stata riformata in passato, ma questa volta il cambiamento che viene chiesto nel Paese africano è molto più radicale e capace di distruggere alla base un vero e proprio germe che danneggia la società nigeriana.
Difatti, anche dopo lo scioglimento della SARS lo scorso 15 ottobre, le proteste proseguono per contestare i metodi della polizia nella sua interezza.

Nel frattempo, si fa sentire il sostegno dei membri della cosiddetta diaspora africana, ovvero persone con origini nigeriane ma residenti in altri Paesi. In primis John Boyega, attore in “Star Wars”, che ha promosso un crowdfunding per finanziare le proteste. In Italia, invece, i giocatori della Serie A Victor Osimhen del Napoli e Simy del Crotone hanno manifestato il proprio appoggio, dopo i rispettivi goal, con delle magliette recanti l’hashtag dedicato alla lotta contro la SARS.
In un anno convulso come il 2020, le crisi e le sfide a livello mondiale si sono intersecate come non mai. Le proteste che richiedono il termine della brutalità e della violenza da parte della Polizia, in primis, rimbalzano dall’America all’Africa, due luoghi e due società diverse, eppure parallelamente coinvolte in un cruciale istante nella Storia. Che ciò possa essere un punto di rottura, che le tensioni possano fluire in miglioramenti, che il futuro possa divergere dalle brutture del passato è da definirsi.
Da decidersi nelle piazze, nelle strade, fra la gente.